Francesco Antonio è appassionato di musica tradizionale del sud Italia. La sua ambizione è quella di riportare alla luce vecchie canzoni, di riportarle talvolta fuori dall’oblio, di dar loro sonorità più attuali e di farle conoscere oltre i confini delle loro regioni di origine.
Per questo può contare sui musicisti del suo gruppo Tarentanova e sulla calorosa accoglienza del pubblico italiano e non solo.
Nato a Maratea, città della Basilicata nel sud Italia, sembri molto legato al tuo paese? Raccontaci della tua infanzia. Come è nata la tua vocazione di musicista?
Si sono nato a Maratea il 1 gennaio del 1984 e sono stato indotto alla musica da mio padre, per una sua passione mai realizzata. Gli zii di mio padre suonavano l organetto di ritorno dalle lunghe e pesanti giornate di lavoro o durante le feste di paese, così tra amici e senza aver studiato musica.
Da premettere che come tutti i bambini amavo giocare a calcio,ma la mia famiglia, molto limitante mi proibiva di giocare nella squadra del paese. Insomma, mio padre diciamo contro la mia volontà mi obbligò a iscrivermi a scuola da un maestro di musica, per studiare solfeggio e la fisarmonica.
Controvoglia andavo a lezione di musica, ma piano piano mi abituai a quella routine, più per accontentare mio padre.
Dopo tre mesi di sola teoria e solfeggio cominciai a fare le mie prime note; il mio maestro Rino Apicella, che mi seguiva per 1 ora a settimana già vedeva qualche progresso.
Ricordi il tuo primo strumento?
Inizialmente studiavo con una piccola fisarmonica che il mio maestro conservava come una reliquia poiché era un regalo di suo nonno, ma lui gentilmente mi concesse addirittura di portarla a casa per esercitarmi.
Avevo sei anni quando ho cominciato e in quel Natale del 1991 a sette anni mio padre spese la sua tredicesima per comprare una fisarmonica, una Excelsior 96 bassi.
Sei sempre stato insensibile alla musica accademica e successivamente sei stato attratto dalla musica popolare tradizionale. Come è nata questa passione?
Diciamo che ho studiato musica per circa sette anni,ma lo facevo solo per compiacere la mia famiglia e odiavo quel rito abitudinario di suonare ogni qualvolta qualcuno veniva a farci visita, incuriosito da quel “bambino prodigio”.
I progressi c erano : ho partecipato a molti festival della Fisarmonica e trovatomi ad esibirmi da solo in piazze estive nel mio paese o su TV locali, ma ancora in me, la musica e la fisarmonica non avevano suscitato alcun fascino.
L ‘amore per la musica, è nata dopo due anni di pausa, quando avevo oramai finito gli studi dal maestro privato,il quale mi aveva vivamente consigliato di iscrivermi al conservatorio, ma non era il mio mondo. Il conservatorio e l accademia musicale hanno troppi schemi. La musica è linguaggio di libera espressione.
Avevo diciassette anni quando mi presi in prestito il solito CD dal mio supereroe,mio zio Gino.
Con lui passavo l intera estate e di lui cercavo e cerco di imitare quel lato esplosivo e talvolta “selvaggio”, quella voglia di evadere dagli schemi per camminare nei boschi e ritrovarmi a stretto contatto con la natura.
Questo CD era Taranta Power del cantante Eugenio Bennato.
Nel momento in cui lo ascoltai, fui catturato da un mondo nuovo; quelle sonorità che raccontavano la mia Terra, il Sud Italia, con i suoi canti di amore struggenti, storie di brigantaggio, storie di emigrazione mi rapirono e mi aprirono un nuovo orizzonte.
Finalmente la musica e la mia fisarmonica potevano così diventare la penna per raccontare la storia del Sud, e man mano anche la mia vita.Ci tengo a dire che di lì a poco venne a mancare mio zio Gino,ma mi lasciò in eredità quel CD e dunque quella voglia di fare e scrivere musica.
Come hai conosciuto i tuoi musicisti? Erano anche appassionati di musica tradizionale?
Il gruppo Tarantanova Canzoniere Del Sud è nato nel lontano 2000 e si è costituito come associazione culturale nel 2006.
Ci siamo incontrati così per caso all’inizio, io, Domenico Longo e altri musicisti del posto ci siamo trovati ad allietare qualche serata così..da artisti di strada. e con un repertorio tradizionale,con canti tipici di Maratea che grazie a loro conobbi.
Qual è la composizione del gruppo attuale?
Daniele Faraco alla chitarra e al basso,un valido aiuto nel riarrangiamento dei brani è sicuramente il più diplomatico, colui che riesce a conciliare le idee del gruppo e a darne di nuove e valide. Con la curiosità e spontaneità simile a quella di un bambino ha abbracciato questo progetto, portando avanti il suo compito con costanza e serietà.
Domenico Longo, chitarra ritmica e controcanto. Non solo musicista,uno dei fondatori della nostra associazione, ha da sempre dedicato il suo tempo ll’ arte,dal teatro alla musica.
Esponente di spicco di una famosa compagnia teatrale, costruita insieme al suo inseparabile amico, il compianto Gaetano Cauteruccio, ha fatto teatro in tutta Italia e persino in Germania, insignito di vari premi.
Nel nostro gruppo è l ‘emblema della ricerca e divulgazione dei canti popolari di Maratea, lavoro cominciato da lui già negli anni 80.
Marianna Scarpitta, coreografia,danza e tamburi. Marianna con la sua energia positiva è contagiosa per l intero gruppo e per il pubblico durante i nostri concerti. Leggiadra, elegante ed esplosiva allo stesso tempo, timida, molto seria e professionale, sempre pronta a nuove sfide e a mettersi in gioco.
Da una semplice fan del gruppo è diventata ormai da circa dieci anni una colonna portante e unica.
E io, Francesco Antonio Sproviero, voce solista, fisarmonica, lira bizantina, tamburi a cornice e percussioni arabe.
La composizione del gruppo è cambiata dalla sua creazione, alcuni musicisti sono partiti, altri sono arrivati?
I musicisti di oggi fanno parte di una sorta di direttivo e sono stabili da tempo.
Altri si sono avvicendati e hanno sicuramente dato tanto al gruppo e a me come esperienza personale.
Tra loro Franco, Antolin, Cristina, Vincenzo, Mario e l ‘amico Joseph. Ci sono poi artisti che saltuariamente suonano da “turnisti” e arricchiscono il nostro spettacolo con zampogna, organetto, violino.
Voglio in particolare citare Cristina con cui per circa 15anni abbiamo condiviso la stessa passione per il popolare. Tutti coloro che hanno fatto parte del gruppo suonavano musica tradizionale o comunque ne erano affascinati i comunque stimolati da questo mio nuovo modo di fare musica.
Ci parli del tuo repertorio? Comprende forme musicali diverse ma sempre legate al Sud Italia?
Man mano la mia sete di conoscere e raccontare attraverso la musica, la storia della mia Terra, Il Sud, mi ha portato ad ascoltare la musica di altre regioni e ad ascoltare la tammurriata della Campania, la pizzica del Salento, la Tarantella del Gargano, quella Calabrese, quella Lucana. Studiavo con grande curiosità queste forme musicali che possono sembrare così semplici, ma che in realtà sono molto complesse.
Quindi il mio repertorio è fatto di stili tradizionali ma scrivo anche pezzi che raccontano o denunciano avvenimenti storici, cronache odierne e problematiche sociali o politiche della mia Terra o del mondo.
Sono socio SIAE (Società Italiana Autori ed Editori), e ho scritto già circa venti e più brani.L ‘ultimo è “Il Bambino di Gaza”,che parla di una problematica socio-politica e che denuncia il dramma della guerra vista con gli occhi di un bambino e l’indifferenza inspiegabile del mondo intero.
La danza è molto spesso associata alla musica tradizionale. È per questo che hai deciso di includere un ballerino nel gruppo?
Musica e danza vanno di pari passo. La ballerina, Marianna esprime in movimento e gestualità, il testo e il contesto per cui viene interpretato quel canto.Marianna da circa cinque anni balla nel gruppo e organizza con l associazione corsi di danza popolare.
Ci parli di questa famosa Tarantella ? Si dice che si riferisca ad una pratica rituale terapeutica ? Qual è la parte di verità e leggenda?
Cos’è il mito della Taranta? Cos’è la tarantella? Tutto nasce da un morso di questo piccolo insetto, un ragno chiamato “Tarantola”. Questo morso provocava febbre, spasmo, isteria, possessione e l’unica forma terapeutica, l’unico antidotum era danzare ininterrottamente al suono forsennato dei Tamburello.
Dunque il mito, rappresenta questa pratica rituale, questo elemento antropologico e la pizzica tarantata e la tarantella sono l espressione musicale e coreutica (espressa nella danza) di tale Mito.
Naturalmente nelle varie regioni, questo stile musicale ha manifestato diverse cadenze ed espressioni. Infatti parlare di Tarantella, significa parlare di uno stile che ha mille volti, che cambia da regione a regione, da paese a paese e persino da contrada a contrada.
Le pratiche di Tarantismo, frutto della credenza popolare, sono sopravvissute fino agli anni 50/60 e fatte addirittura in cappelle (esempio cappella di San Paolo apostolo il 29 giugno a Galatina) fino a che la chiesa cattolica non le ha abolite.
In definitiva, sei diventato un autore, compositore e anche arrangiatore ?
Si, testi e musica sono miei, nella maggior parte dei casi anche gli arrangiamenti, sebbene mi piace ascoltare sempre il parere di tutti i miei musicisti.
Il mio rapporto con i musicisti è molto familiare, sebbene nel momento in cui siamo in sala prove o durante un concerto, sappiamo che per dare il massimo, bisogna essere concentrati e professionali.
Ci tengo a dire che Daniele, Domenico, Marianna e Joseph sono non solo dei bravi musicisti, ma anche degli ottimi amici, poiché musica e amicizia devono muoversi parallelamente per il giusto funzionamento del gruppo.
Puoi parlarci di alcune canzoni, ad esempio “Sonu Pi Lu Munnu”, cosa significa questo titolo?
“Sonu Pi Lu Munnu”, tradotto in italiano dal mio dialetto, significa “Suono per il mondo”. Un modo per dire che la musica, una delle nobili arti, salverà il mondo dai mali che lo affliggono. Uno dei mali più grandi è il razzismo che nasce dall’ ignoranza dell’uomo. La musica è linguaggio universale che unisce i popoli e le culture.
Nella mia musica e nel mio stile, parto dai suoni del Sud Italia e cerco di fonderli, con suoni particolari che appartengono ad altri paesi del mondo.
In “Sonu Pi Lu Munnu”, il suono graffiante della lira calabrese (strumento che appartiene alla famiglia delle lire bizantine), è accostato al suono cadenzato della chitarra battente e al suono “dark” del basso elettrico. Un equilibrio sonoro che ricorda la continua ricerca di equilibrio di noi artisti, attraverso la musica.
« Vola Via Sud » è anche una canzone che ti sta a cuore?
“Vola Via Sud”. Anche il testo e la musica di questo brano sono miei. Ci tengo a dire che ho scelto il filone della musica “popolare” per raccontare la mia Terra, il posto in cui vivo e tutto ciò che c è di bello o di sbagliato, per dire che la musica non è solo accademia o conservatorio, ma è sentire ciò che si respira nell’ aria. Per me arte, è cogliere e trasformare ciò che nasce e muore in maniera spontanea e non robotica.
Vola Via Sud è una denuncia alla corruzione e al “clientelismo”, ovvero denuncia ai soliti comportamenti che tendono a favorire sempre i potenti o chi chiede il loro aiuto.
In ogni società il potere viene dai rappresentanti dell’alta politica o dalla Curia. Il mio genere di fare musica è un modo per dire che esistono gli “invisibili”ed esiste, specie nei nostri paesi, tanta arte, autentica e credo anche particolare, da valorizzare ed elevare, per renderla visibile e perché no… globale.
Questa clip « Tarantanova Canzioniere del Sud » è un “mix”, quindi una miscela o una serie di più canzoni? quali sono i titoli? Sono canzoni tradizionali?
La clip è un mix di brani che non ho scritto io. Il primo brano appartiene alla tradizione di Tricarico,un paese in provincia di Matera. Il secondo brano appartiene al contesto della tarantella calabrese e del filone portato avanti dai Taranproject e si intitola Tarantella Nova.
Il terzo brano miscelato appartiene ai lavori di Eugenio Bennato e della « Nuova Compagnia di Canto Popolare »,dal titolo “L ‘acqua e la Rosa”.
Chi è l’autore del montaggio fotografico?
Foto scattate da nostri followers e video realizzati in maniera amatoriali da noi.
“Taranta Tribal” è il titolo di una canzone?
“Taranta-tribal” è un altro brano che ho scritto io.Un canto, che racconta i vicoli e i paesaggi del nostro Sud e dell’ intero Mediterraneo, nel loro aspetto affascinante, ma talvolta anche aspro.
Aspro che caratterizza anche la mia musica, ritenuta dall'”Accademia”, in modo dispregiativo “popolare”, aggiungerei io bastarda.
Da quale musica sei stato influenzato? I tamburelli hanno un ruolo importante?
Influenze arabe con i suoni della Darbouka che si intreccia al Tamburello salentino e creano una “trance”,tipica dei riti terapeutici degli sciamani del Mediterraneo.
Questo canto,trasportato dal vento ,naviga,si diffonde,porta tutto ciò che è “tribale” e si mantiene in vita e si manifesta oltrepassando ogni confine.
Dopo averli studiati molto, il tuo obiettivo e quello del gruppo è uscire dall’oblio e dare dignità a questi canti tradizionali contadini che, secondo te, non hanno il posto che meritano nel panorama musicale italiano. ?
Sì, ho studiato molto le caratteristiche degli stili regionali, e continuo ancora a ricercare tutto ciò che può risultare etnico, esotico e poco noto all’orecchio. Mi piace anche collezionare strumenti antichi tradizionali.
Ma ascolto anche molta musica del mondo e ora, il mio obiettivo è cercare di fondere il più possibile e cercare elementi in comune tra diverse culture del Mediterraneo e del mondo,unire il vecchio al nuovo,e perché no la tradizione all’innovazione musicale.
Cerco di fondere la tradizione musicale della mia Terra con le culture del Mediterraneo, il passato con il presente, cercando di cogliere il gusto e i cambiamenti della società. Sono molto tenace, testadura, molto polemico perché credo in quello che voglio comunicare.
Amo in maniera morbosa tutta la Basilicata perché è ancora un paradiso da scoprire nel fascino dei suoi usi e costumi.Insomma cerco di incoraggiare un po’ tutti,cerco di dare sempre nuovi stimoli a ciò che faccio e mi batto per far capire che anche la nostra musica, spesso ritenuta “provinciale”, può invece mostrarsi come portavoce di globalità in tutta la sua semplicità e naturalezza.
Ci parli del tuo album “TarantaSprov”?
TarantaSprov è una raccolta di dodici miei brani inediti, formato CD, registrati nello studio del mio amico Giuseppe Lomonaco, un vero professionista del settore.
Sono CD che io regalo e non hanno un centro di distribuzione, solitamente a fine concerto me li chiedono.
Nei tuoi concerti o nei tuoi spettacoli, qual è l’accoglienza del pubblico?
Solitamente, grazie al fatto che i nostri ritmi sono molto caldi e frenetici, la gente balla e si diverte e partecipa con entusiasmo sia a Maratea, ma anche fuori (naturalmente in era Covid tutto ciò è stato frenato).
Anche in ambienti più sofisticati, laddove non c era possibilità di ballare (tipo Parco Tarantini a Maratea), il pubblico ha seguito attentamente e con interesse soprattutto perché quei canti raccontano storia e non solo per la loro orecchiabilità.
Parliamo dell’Associazione Culturale. Perché hai creato questa associazione culturale? Qual è il suo ruolo?
L associazione culturale è stata creata nel novembre del 2006, creata per poter liberamente interagire sul territorio con gli enti che organizzano eventi e dare al progetto Tarantanova Canzoniere Del Sud, un aspetto istituzionale e più credibile.
La nostra associazione in occasione dei 150 anni dall’Unità d’Italia è stata premiata e riconosciuta dal comune di Maratea come portavoce della cultura del nostro territorio.
Nell’anno 2006, a seguito di vari eventi in giro per la Basilicata (tra cui la partecipazione allo spettacolo della “Storia Bandita”, che raccontava la storia di Crocco e altri briganti del posto) abbiamo ricevuto l etichetta di” Gruppo Lucano Emergente”.
Visto che parli di banditi, facciamo un ultimo riferimento al tuo repertorio e al tuo paese! Come nei racconti di Perrault o dei fratelli Grimm, i banditi calabresi alimentano l’immaginazione dei bambini come lupi e orchi?
Per “Storia Bandita”, si intende un doppio significato. Diciamo che si parla di Briganti… e il primo significato è che il “brigante” è stato dipinto dalla storiografia dominante e per lungo tempo,come un bandito,un assassino.
Il secondo significato è che appunto questa storia è stata per lungo tempo “bandita”, ossia censurata o raccontata male, per nascondere i crimini del Regno Sabaudo e infangare la figura del Brigante.
In realtà il Brigante è un patriota, che ama la sua Terra e non sopporta che venga oltraggiata e soffocata dalla politica centrale dello Stato Piemontese.
Per i libri di storia Garibaldi è l eroe che ha compiuto l impresa militare che portò all’ unità d’Italia,per altri che hanno saputo studiare in profondità tutto questo racconto è solo menzogna.
Il Brigantaggio è proprio un movimento di ribellione, accentuatosi nel momento in cui tutte le promesse fatte al Sud e alla sua crescita, si rivelarono pura illusione.
Nella canzone “Brigante so turnatu”, ne fai un’interpretazione molto più politica?
In “Brigante so Turnato”, vi è un ricordo di quel fenomeno chiamato Brigantaggio. Ma la storia è ciclica, si ripete, ritorna e così come in passato tante volte ritornano le ingiustizie, i soprusi, e gli oltraggi in una regione come la Basilicata così come in generale nel mondo, tutto perché molte volte la politica è distruttiva, deleteria e opportunista.
grazie mólto Francesco Antonio. Pegase-21 ti augura ogni successo, per te, per il tuo gruppo e per l’Associazione, sperando in un rapido ritorno alla vita normale post-Covid e tanti progetti ancora legati al tuo obiettivo principale di continuare a raccontare la tua Terra in musica !